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Antonio Bottalico

Cibo e Salute

Mangiare agrumi per evitare l'ictus

MOSTRATA UNA MINOR INCIDENZA DI QUESTA MALATTIA IN DONNE CON UNA DIETA RICCA DI ARANCE, POMPELMI E LORO DERIVATI



Mangiare regolarmente agrumi porta ad un minor rischio per le donne di avere ictus. Un gruppo di ricercatori ha pubblicato su Stroke: Journal of the American Heart Association uno studio durato 14 anni. I ricercatori hanno analizzato i questionari delle abitudini alimentari di quasi 70 mila donne per studiare gli effetti dei flavonoidi, sostanze presenti in frutta, verdura, cioccolato e vino rosso, sulla salute.

Ne è emerso che il consumo di flavonoidi presenti nella dieta degli Stati Uniti non ha una specifica correlazione con l'incidenza di ictus, tuttavia il è stato evidenziato che il consumo di arance, pompelmi e dei loro derivati porta ad una diminuzione del rischio di ictus del 19 per cento.

"Gli studi hanno dimostrato che la frutta e la verdura, e in particolare gli alimenti che contengono la vitamina C, determinano una riduzione del rischio di ictus", ha spiegato Aedin Cassidy, autore principale dello studio. "E' noto che i flavonoidi favoriscono il funzionamento dei vasi sanguigni e un effetto anti-infiammatorio", ha proseguito.

Precedenti ricerche hanno suggerito che i flavonoidi presenti negli agrumi possono aiutare a prevenire l'aumento di peso e la sindrome metabolica responsabile del diabete di tipo 2, nonché di una maggiore esposizione al rischio di malattie cardiache.

Redazione MolecularLab.it (27/02/2012)






Come il tè verde protegge dal cancro                          
   

I RICERCATORI POTRANNO SVILUPPARE NUOVI FARMACI BASATI SULLA STRUTTURA DELLA MOLECOLA EGCG
Bere té verde, secondo alcuni studi epidemiologici, ha un effetto protettivo contro alcune forme di cancro, ma esagerare con quantità troppo elevate può aumentare il rischio di anomalie congenite quali la spina bifida.
Ora un gruppo di scienziati dell'Università di Murcia, in Spagna, in collaborazione con il John Innes Centre (JIC) di Norwich, in Gran Bretagna, ha scoperto che un polifenolo isolato dalle foglie di tè verde (il gallato di epigallocatechina, o EGCG) inibisce la crescita delle cellule tumorali in vitro se presente alle basse concentrazioni che si trovano nel sangue e negli altri tessuti dei bevitori di tè. L'EGCG si lega all'enzima DHFR, un noto target per i farmaci anticancro coinvolto anche nelle anomalie congenite. L'EGCG potrebbe dunque rappresentare il punto di partenza per una nuova famiglia di farmaci antitumorali.
"Si tratta di una scoperta entusiasmante", ha commentato Roger Thorneley, leader del gruppo di Norwich. "Per la prima volta abbiamo una chiara spiegazione scientifica del perché l'EGCG inibisce la crescita delle cellule cancerose alle concentrazioni che si trovano nel sangue di chi beve due o tre tazze di tè verde al giorno. Abbiamo identificato l'enzima cui si lega EGCG nelle cellule tumorali e abbiamo capito come gli impedisce di produrre DNA".
La ricerca, finanziata dall'Unione Europea, è stata pubblicata sulla rivista "Cancer Research".
Fonte: Le Scienze (21/03/2005)






Gli studi sul Tè Verde rilanciano le ricerche USA/EUROPA  

(fonte: la Repubblica Salute – 26.05.05) 
Abbiamo parlato spesso del tè verde su queste pagine. E la scorsa settimana Roberto Suozzi ha spiegato
l'importanza dei dati di mortalità per tumore appena resi noti dall'American Cancer Society. Se in Italia si
registrano circa 12 casi di mortalità l'anno su 100.000 abitanti, per tumore alla prostata, in Cina solo 1,
(meno di un decimo!), e in Giappone 5. Ebbene le percentuali di tumore al seno, colon, cute, pancreas, e altre
neoplasie sono più basse fra i bevitori di tè verde. In Giappone le donne esperte della cerimonia del tè inoltre
godono di particolare salute e longevità; i casi di cancro nel loro gruppo sono ancora più rari e più tardivi che
nella media della popolazione. La letteratura medica sperimentale continua a fornire, mese dopo mese,
risultati di laboratorio sulle proprietà anticancerogene dei componenti del tè verde. Tra questi i più
importanti sono i bioflavonoidi del gruppo delle catechine, in particolare l'epigallo-catediina gallato (EGCG).
Nonostante lo scetticismo di parte dell'oncologia tradizionale, i dati sempre più solidi e convincenti hanno
incoraggiato ad iniziare delle vere e proprie sperimentazioni amiche a scopo preventivo, usando estratti di tè
verde in pazienti a rischio di tumore.
L'ultimo studio è appunto quello italiano, formato da Saverio Bettuzzi di Parma, Maurizio Brausi di Modena,
Arnaldo Corti di Modena, che hanno verificato le proprietà protettive del tè contro la progressione di lesioni
preneoplastiche prostatiche. Nell'ambito del gruppo di sessantadue individui affetti da PIN (neoplasia
prostatica intraepiteliale) 32 hanno assunto tre capsule di estratto di tè decaffeinato (da 200 mg ciascuna) al
giorno, mentre gli altri trenta solo placebo; nel secondo gruppo, quello di controllo, 9 pazienti su 30 (pari al
30%), ha sviluppato entro l’anno un cancro alla prostata, mentre tra coloro che hanno assunto regolarmente
le pastiglie di tè, si è invece verificato un solo caso di tumore su 32, pari al 3 percento. Il dato è talmente
suggestivo che ha stimolato una collaborazione tra Italia, USA ed altri paesi europei per eseguire uno studio
di conferma su larga scala che sarà eseguito su entrambe le sponde dell'Atlantico con identico protocollo
sperimentale. Il risultato ottenuto, pur nel ristretto numero di pazienti, in una chiara prevenzione della
progressione della malattia, pertanto nel prossimo studio di conferma si sta valutando se sia etico proseguire
nel confronto tra placebo e tè, pure se non sia più razionale trattare tutti i candidati con l'estratto. Sarebbe
interessante anche allestire due bracci sperimentali sottoposti a diverse terapie preventive, di cui una
potrebbe consistere in un antinfiammatorio non steroideo (FANS). Poiché nella prostata, la componente
infiammatoria rappresenta un fattore di progressione tumorale, è possibile che l'azione del tè sia legata ad
un suo effetto antinfiammatorio, un concetto che si fa sempre più strada.
Il gruppo di ricerca di Spiridione Garbisa a Padova, in collaborazione con l'IST di Genova, ha già dimostrato
in modelli sperimentali che l'estratto di tè e la catechina EGCG purificata hanno azione antinfiammatoria,
prevengono il tumore prostatico in animali ad alto rischio e abbassano i livelli di antigene prostatico PSA.
Bettuzzi e collaboratori dichiarano di aver identificato un ulteriore possibile meccanismo d'azione di queste
sostanze, ovvero l'espressione del gene Clusterina, legato alla morte delle cellule neoplastiche. Il valore di
PSA sierico, pur coi suoi limiti, è finora il marker più utilizzato come fattore di rischio di malattia; elevati
livelli di PSA (oltre a 10) possono rappresentare, oltre ad un segnale di allarme per eventuali futuri tumori,
anche un'indicazione di infezione, o infiammazione. Molta attenzione viene riservata anche ai livelli
intermedi, da 4 a 10. Nello studio di Bettuzzi tutti i pazienti che hanno assunto il tè verde presentano valori
di PSA più bassi di quelli dei controlli, ma
la significatività statistica, qui, non è stata raggiunta. A Genova, coordinata da Paolo Puppo dell'IST, ed in
altre città, sono in corso studi sulla popolazione maschile di età oltre 45-50 anni, per identificare e seguire
individui sani, ma con PSA elevato, o medio, correlando questo parametro col rischio familiare e l'eventuale
iperplasia della prostata stessa. Soggetti forse candidati all'uso del tè verde.
di Adriana Albini -Vicedirettore Scientifico IST, Genova
LE MERAVIGLIE DELLE CATECHINE
Quali sono i principi attivi che si trovano nella bevanda? Innanzi tutto i bioflavonoidi, o isoflavoni anche
detti catechine, tra cui l'epigaltotechina gallato (ECGC) ed altre catechine. Troviamo in seguito derivati flavonidi diversi come la quercetina, alcaloidi come la caffeina, ia teofilina e la
teobromina, vitamine, come la C e il gruppo B, saponine che abbassano il colesterolo, minerali ed
oligoelementi come lo Zinco, il Potassio, e il Magnesio. Durante la fermentazione a tè nero il componente più
importante del tè, I tannini catechinici si ossidano e si perdono oltre due terzi dell'attività. Ecco perché il tè
verde ne è più ricco. Motti frutti e vegetali tipici della dieta mediterranea sono ricchi di catechine.
Un'alimentazione equilibrata dieta mediterranea), apporta un buon contributo di questo sostanze.
Tutti i suoi benefici effetti
L'INFUSO di tè verde agisce come antiossidante, contrasta i radicali liberi, previene processi di
invecchiamento, ritarda, l'arteriosclerosi rafforza il sistema immunitario, è antibatterico, protegge dalle carie
e dalle infezioni, abbassa il colesterolo, è energizzante, mantiene la pelle sana, aiuta il metabolismo e il
funzionamento del fegato, e dei reni, riduce l'assorbimento degli zuccheri.
E ancora, facilita la digestione, contrasta l'obesità, previene le malattie cardiovascolari, abbassa il rischio di
infarto, si comporta come antinfiammatorio e quindi rappresenta una sorta di "aspirina liquida", combatte il
mal di testa, i dolori reumatici, difende da veleni ambientali e in parte dal fumo. Dunque il tè verde va
considerato come medicina? Perché no. Cosi infatti è sempre stato considerato dalla tradizione orientale.







Dizionario della Salute; Thè Verde
TÈ VERDE

Si ricava dai germogli delle foglie e dalle foglie giovani della pianta conosciuta come Camellia sinensis, pianta sempreverde. Esistono tre tipi di t.: nero, oolong, verde così classificati secondo il metodo di lavorazione. Si narra che in Cina l’imperatore Shen Nung fu il primo bevitore di t. verso il 2700 a.C., mettendo le foglie della pianta dentro una brocca di acqua bollente e dando così inizio a questa usanza. Nel XVI secolo, gli esploratori europei che per primi provarono il t. dichiararono di averlo usato per combattere febbre, mal di testa, dolori articolari e mal di stomaco.Negli ultimi anni si sono scoperte le straordinarie proprietà anti-invecchiamento e anti-tumorali del t. verde. Si è notato, infatti, che nei Paesi con alto consumo (principalmente Cina e Giappone) vi è una bassa percentuale di ammalati di cancro. Le percentuali di cancro al seno, colon, pelle, pancreas,esofago e stomaco sono estremamente basse fra i bevitori di t. verde. Addirittura è stato notato che i giapponesi che fumano e consumano t. verde sembrano godere di una protezione contro il cancro al polmone. Questa proprietà è dovuta al potere dei suoi componenti che includono carotenoidi, clorofilla, polisaccaridi, grassi, vitamina C ed E, manganese, potassio e zinco. I costituenti che in particolare forniscono maggiori benefici sono i polifenoli, catechine con potenti proprietà anti-ossidanti, appartenti ad un sottogruppo dei flavonoidi, che possiamo trovare in molti vegetali, frutta, té, caffè, cioccolato e vino rosso. I polifenoli sono contenuti in tutti i tre tipi di t., ma nel t. verde l’ossidazione delle catechine è minima, per cui sono mantenute intatte le proprietà antiossidanti, soprattutto quelli di catechine fortemente bioattive indicate dagli esperti come le più importanti per la prevenzione dei tumori. È stato dimostrato infatti che esse inibiscono fortemente e direttamente la telomerasi, l’enzima che rende “immortali” le cellule tumorali e che hanno un potere antiossidante 20 volte più forte della vitamina E nel proteggere i lipidi del cervello, che sono molto sensibili agli stress ossidativi. Sembra che il t. verde possa bloccare l’angiogenesi, cioè lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che servono ai tumori per crescere e formaremetastasi tuttavia per ottenere risultati apprzzabili il consumo deve essere molto elevato (quattro o più tazze al giorno). Sembra inoltre che possa inibire la secrezione dell’enzima che provoca la metastasi da parte delle cellule tumorali, bloccando così la capacità di invadere altri tessuti tutto ciò fa pensare che possa agire in sinergia con i chemioterapici aumentandone l’efficacia. Recenti ricerche hanno dimostrato che il t. verde può proteggere contro i tumori della pelle (melanomi). Sembra infatti che, applicato direttamente sulla pelle, protegga dai danni causati dai raggi UVB (si è cominciato a usare il t. verde come componente di alcune creme solari).Il t. verde riduce i livelli di colesterolo LDL e di trigliceridi diminuendo l’ossidazione causata del colesterolo LDL nelle arterie, causa principale nella formazione dell’arteriosclerosi. Inoltre sembra aumentare i livelli di HDL, il colesterolo buono, che aiuta a rimuovere le placche dell’arteriosclerosi dalle pareti dei vasi.I polifenoli del t. verde riducono il normale aumento di glucosio e di insulina durante l’assunzione di amidi sembra quindi che diminuiscano il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Il t. verde può eliminare i batteri del cavo orale che causano carie e alito cattivo.Il t. verde contiene caffeina, per cui il suo uso eccessivo può causare irritabilità e aggravare l’ulcera per lo stesso motivo dovrebbe essere evitato anche da persone sofferenti di insonnia.

Le Catechine

Categoria di potenti flavonoidi antiossidanti, le quali si trovano in molte piante. Le fonti principali sono essenzialmente il tè verde ed i suoi estratti. Le ricerche indicano che le c. sono antiossidanti estremamente potenti, liberano con efficacia dai radicali idrossili e perossili. Inoltre le c. neutralizzano i radicali ambientali e promuovono la rigenerazione di altri antiossidanti, come la vitamina E. Le c. possiedono molti altri vantaggi per la salute, quasi tutti derivanti probabilmente dalle loro proprietà come antiossidanti. Gli studi svolti sull’uomoindicano in genere che il consumo di tè verde può ridurre il rischio di tumore all’esofago, alla bocca, ai polmoni, alla mammella, all’apparato digerente. Inoltre le c. inibiscono la perossidazione dei lipidi (fattore di rischio per l’arteriosclerosi) oltre a migliorare la salute del sistema immunitario. La dose consigliata di queste sostanze è 100-500 mg al giorno.









Ananas                                              

Che cos’è
L'ananas, nome scientifico Ananas comosus, è una pianta della famiglia delle bromeliacee, originale delle foreste tropicali dell'America centrale e oggi coltivata in quasi tutti i Paesi a clima tropicale e subtropicale.
Se ne utilizza il frutto fresco e il gambo, ricco di componenti enzimatici noti con il nome di bromelina.

VarietàEsistono numerose varietà di ananas.Queste possono essere raggruppate in quattro gruppi principali: Cayenne,Spanish, Quenn,e Pernambuco.La principale, che raggiunge l’Europa e gli Stati Uniti è la Smooth Cayenne coltivata in tutto il mondo da due colossi di questo settore, quali Del Monte e Dole e chiamata in questo modo perché non presenta spine sui bordi delle foglie..La Del Monte ha inoltre un nuovo ibrido coltivato sia alle Hawaii che in Costa Rica.

Le attività
È una pianta molto ricca di enzimi e di acidi organici a cui si deve la maggior parte delle attività.
La bromelina, costituita da un insieme di enzimi, conferisce all’ananas caratteristiche digestive poiché è in grado di degradare proteine anche molto complesse.
Inoltre, svolge azione antinfiammatoria e antiedematosa, soprattutto sui tessuti molli, e ha attività mucolitica.
Gli acidi organici (acido citrico, malico e ossalico) conferiscono un'azione diuretica che combatte attivamente la ritenzione dei liquidi.

Perché si usa
Viene utilizzato sia per alleviare problemi digestivi di qualsiasi origine, sia nel trattamento della cellulite per le sue proprietà antinfiammatorie e decongestionanti.
È usato anche per trattare la sinusite nei bambini: in diversi studi ha dimostrato di essere efficace e di non avere effetti collaterali rilevanti.

Come si usa
La formulazione maggiormente utilizzata è l'estratto secco nebulizzato e titolato in unità enzimatiche (minino 150 gdu/g).
Se ne possono prendere circa 10-13 mg per kg di peso corporeo, due volte al giorno prima o dopo i pasti principali, a seconda che si utilizzi come antinfiammatorio o come digestivo.
Poiché è efficace anche a piccole dosi, si consiglia di iniziare con il dosaggio minimo ed eventualmente di aumentarlo in seguito. Non ci sono dosaggi specifici consigliati per i bambini.

Effetti indesiderati
A chi è ipersensibile l'ananas può dare reazioni di tipo allergico. Di solito l’evento è più comune nei soggetti allergici al veleno delle api, al lattice, alla papaina, al polline e alle graminacee. In tali individui, quindi, si consiglia di usarlo con cautela.
I più comuni eventi avversi sono mal di stomaco e diarrea. Più raramente si è osservato vomito, irritazione delle mucose e disturbi mestruali.

Precauzioni
L'estratto di ananas è sconsigliato in gravidanza e allattamento perché non vi sono sufficienti studi sulla sicurezza: esiste un rischio teorico di sanguinamento che potrebbe causare emorragie uterine.

Interazioni
L’estratto d'ananas può interagire con farmaci che aumentano il rischio di sanguinamento come alcuni Fans, warfarina, eparina, antiaggreganti piastrinici.
Va usato con prudenza in associazione con erbe e supplementi dotati di attività anticoagulante, come il ginkgo biloba e l'aglio.
Sembra inoltre in grado di aumentare l’assorbimento di alcuni antibiotici, come l’amoxicillina e le tetracicline.






La frutta: si può mangiare a fine pasto?
In generale mangiare la frutta a fine pasto può causare gonfiori intestinali. Ma ci sono alcuni tipi di frutta che invece conviene consumare durante i pasti principali.

Autore: Arianna Bernardini (Gio, 07/05/2009)



Una delle informazioni più diffuse riguardo la frutta è che se si mangia a fine pasto produce sgradevoli effetti indesiderati, come gonfiore addominale e iperproduzione di gas. La causa è da attribuire alla maggiore permanenza nell’intestino: mangiata da sola, la frutta rimane nello stomaco per un periodo brevissimo e percorre l’intestino in un tempo non superiore a un’ora, al termine del quale i suoi nutrienti vengono assorbiti completamente.

Quando invece la frutta viene assunta insieme ad altri cibi, amalgamata a questi dovrà seguire un percorso digestivo più lento, corrispondente a quello degli altri alimenti. In questo modo, attraverso l’intestino sarà facilmente soggetta a fermentazione con conseguente produzione di gas, cosa che normalmente non succede quando viene ingerita da sola. Questa fermentazione, peraltro, spesso coinvolge anche gli alimenti ricchi di amido, come i legumi, il pane, la pasta e il riso, per cui in generale è sconsigliabile mangiare frutta al termine di un pasto particolarmente ricco di carboidrati.

Il consiglio che allora solitamente viene dato è di consumare la frutta fuori dai pasti, preferibilmente a colazione, cosa che favorisce la reidratazione dell’organismo all’inizio della giornata, o a merenda. In effetti si tratta di un’indicazione sostanzialmente corretta, ma incompleta, perché non tutti i tipi di frutta si comportano allo stesso modo nel processo digestivo.

Limoni e agrumi, infatti, quando vengono abbinati alla carne o al pesce, favoriscono l’assorbimento del ferro.

L’ananas, in quanto contiene bromelina, agevola il metabolismo dei cibi molto proteici. Stesso effetto produce la papaia.

Le mele invece hanno la proprietà di non fermentare mai e in generale migliorano i processi digestivi. Per queste ragioni, tutti questi frutti possono essere assunti anche a fine pasto senza problemi.

Un ultimo suggerimento: anche fuori dai pasti principali può essere consigliabile evitare di consumare insieme frutta che contiene percentuali considerevoli di acido tartarico, malico o citrico, come gli agrumi, le albicocche e le ciliegie, con frutta particolarmente zuccherina, come i cachi, i fichi e l’uva, perché inducono delle stimolazioni all’alveo gastrico differenti.




Alimentazione: mangiate la carne rossa con moderazione

 
La carne, mangiata ogni tanto è un'ottima fonte di sostanze nutrizionali come zinco, ferro, vitamina B e proteine, e se il consumo in particolare di quella rossa è collegato al rischio di insorgenza di tumori, non esistono prove che un consumo saltuario possa provocare gli stessi effetti. È questa la nuova "verità" scientifica della FSA (Foods Standards Agency), l'agenzia britannica per l'alimentazione, già nell'occhio del ciclone per le sue dichiarazioni sul valore del biologico
Dopo il clamore destato durante l'estate per una ricerca in cui relativizzava i benefici offerti dal biologico, ora l’FSA ci riprova dichiarando che la carne rossa fa bene. Ma raccomanda di mangiarne poca.
"Mentre è evidente il collegamento tra il rischio di cancro e il consumo di carni rosse e trasformate, non vi sono riscontri sui rischi derivati da un consumo occasionale di insaccati". Cioè, in altre parole: se esistono potenziali rischi derivanti dal mangiare carne e insaccati, che problemi volete che vi siano dal mangiare panini con gli insaccati una volta ogni tanto? L'agenzia si è pronunciata rispondendo ai giornalisti che chiedevano di evitare di utilizzare salumi e insaccati nei panini destinati agli studenti. Una risposta politica ed elusiva, quella espressa dalla FSA, debole dal punto di vista dei fondamenti scientifici, come invece sarebbe stato opportuno per un organismo governativo, ma dettata più da quel pericoloso e sdrucciolo "buon senso" che andrebbe invece indirizzato verso pratiche realmente salutari.
Una recente ricerca commissionata dal World Cancer Research Fund, denuncia come più del 10 % della popolazione stia cercando di ridurre il consumo di carne, a un anno dalla scoperta di come un consumo settimanale superiore ai 500gr di insaccati e carne rossa possa aumentare il rischio di tumore di almeno il 63%. Alla luce dell'effetto di quanto detto dalla FSA, risulta ancora più evidente la debole posizione e il ruolo in cui si trovano le cosiddette agenzie alimentari e, soprattutto, a chi devono rispondere quando diventano il paravento per comportamenti dell'industria alimentare deprecabili che possono avere effetti non visibili nel breve tempo.
Nella stessa circostanza la FSA ha comunque sottolineato il pericolo degli alti livelli di grassi saturi e sali presenti negli insaccati e nella necessità di una dieta bilanciata ma, a questo punto, chi ci farà attenzione?








I BENEFICI DEL CIOCCOLATO
                                      
Il cioccolato , è ricco di composti fenolici che hanno un notevole potere antiossidante nel sangue e se assunto in quantità moderate svolge varie azioni benefiche per la salute cardiovascolare.
Nel corso degli anni e dagli studi effettuati, sono state fornite prove degli effetti positivi dei flavonoidi, una classe di polifenoli, presenti nel cacao. Prima di tutto la quantità di flavonoidi presente è superiore a qualsiasi altro alimento comunemente consumato: oltre il 10 per cento del cacao in polvere è infatti costituito da flavonoidi.
Inoltre c'è una particolarità unica del cacao in relazione al tipo di flavonoidi. Si tratta soprattutto di catechine ed epicatechine, composti presenti anche nel vino rosso e nel tè. Nel cacao però si trovano in forma di polimeri e sembra che sia proprio questa caratteristica a conferire l'elevato potere antiossidante. Infatti il potere antiossidante del cacao è il doppio di quello del vino rosso che a sua volta lo ha più alto del tè
verde e del tè nero.
Attenzione però, il cioccolato deve essere fondente, perché il latte ne inibisce l'azione. Uno studio italiano ha misurato la capacità antiossidante del sangue di volontari dopo l'assunzione di cioccolato fondente, cioccolato al latte e cioccolato fondente insieme ad un bicchiere di latte. La capacità antiossidante misurata nel sangue era significativamente aumentata dopo il consumo di cioccolato fondente da solo, mentre non è cambiata con il cioccolato al latte né con il fondente consumato insieme al bicchiere di latte. L'ipotesi è che le proteine del latte inibiscano in qualche modo l'assorbimento dei flavonoidi del cacao.
Ma a che serve tutta questa capacità antiossidante?
Per combattere i radicali liberi e a contrastare l'ossidazioni di molte sostanze del nostro organismo, a cominciare dai grassi che circolano nel sangue, come il colesterolo, che quando si ossida diventa dannoso;
per l'aumento significativo del colesterolo HDL, quello «buono», che svolge un'azione protettiva nei riguardi della salute cardiovascolare; per l'attivita di riduzione dell'aggregazione piastrinica nel sangue. Le piastrine sono quei corpuscoli che svolgono l'azione di coagulazione del sangue e, mentre questo è un effetto desiderabile in caso di ferite, è invece deleterio quando avviene all'interno dei vasi sanguigni perché origina i trombi;
per l'aumento del flusso sanguigno nelle arterie nelle ore seguenti l'assunzione di cioccolato, perche i flavonoidi presenti, favoriscono il dilatarsi dell'endotelio,che sarebbe il rivestimento interno dei vasi sanguigni;
per l'effetto positivo sull'umore dovuto alla feniletilamina , che stimola la produzione di serotonina, il neurotrasmettitore responsabile appunto dell' umore.
L'azione stimolante del cioccolato e la capacità di favorire la concentrazione viene invece dalla teobromina sostanza appartenente alle melilxantine, come la caffeina, dotata però di un potere eccitante più blando, ma più prolungato nel tempo.
Insomma l'unico «difetto» del cioccolato, rimane l'elevato potere energetico per il resto la scienza lo ha totalmente assolto da tutte le accuse fatte in passato di provocare l'acne, fare male al fegato, scatenare allergie e via dicendo. Quindi, se gli amanti del cioccolato cercavano una giustificazione per mangiarlo senza sensi di colpa, adesso gli scienziati ce l'hanno fornita, purchè sia fondente e ad alta percentuale di cacao perché è più ricco di flavonoidi positivi.







Mangiare flavonoidi protegge gli uomini contro il morbo di Parkinson





Gli uomini che mangiano cibi ricchi di flavonoidi, come bacche, tè, mele e vino rosso possono ridurre significativamente il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson, secondo una nuova ricerca condotta dalla Harvard University e dalla University of East Anglia (UEA).
Pubblicati sulla rivista Neurology, i risultati si aggiungono al crescente corpo di evidenze surroganti il fatto che il consumo regolare di alcuni flavonoidi può avere un effetto sulla salute umana. Recenti studi hanno dimostrato che questi composti possono offrire protezione contro una vasta gamma di malattie quali cardiopatie, ipertensione, alcuni tipi di cancro e la demenza.
Questo è il primo studio sugli esseri umani a dimostrare che i flavonoidi sono in grado di proteggere i neuroni contro le malattie del cervello come il morbo di Parkinson.
Circa 130.000 uomini e donne hanno partecipato alla ricerca. Più di 800 avevano sviluppato il morbo di Parkinson in 20 anni di follow-up. Dopo un’analisi dettagliata delle loro diete e i dovuti aggiustamenti per età e stile di vita, i partecipanti di sesso maschile che mangiavano il maggior numero di flavonoidi hanno dimostrato di avere il 40 per cento in meno di probabilità di sviluppare la malattia rispetto a coloro che ne mangiavano meno. Nessun collegamento simile è stata trovato per l’assunzione di flavonoidi totali nelle donne.
La ricerca è stata guidata dal dottor Xiang Gao della Harvard School of Public Health in collaborazione con il Profesor Aedin Cassidy del Dipartimento di Nutrizione, Medical School a Norwich UEA.
“Questi risultati entusiasmanti confermano utleriormente  che il consumo regolare di flavonoidi può avere benefici potenziali per la salute”, ha detto il professor Cassidy.
“Questo è il primo studio sugli esseri umani a studiare le associazioni tra i flavonoidi nella dieta e il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson ed i nostri risultati suggeriscono che una sotto-classe di flavonoidi chiamati antociani possono avere effetti neuroprotettivi”.
Il professor Gao ha detto: “È interessante notare che i frutti di bosco, che sono ricchi di antociani, sembrano essere associati ad un minor rischio di malattia di Parkinson nelle analisi.  I partecipanti che consumavano una o più porzioni di frutti di bosco a settimana avevano circa il 25 per cento in meno di  probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson, rispetto a coloro che non mangiano frutti di bosco. Dati gli altri effetti potenziali per la salute dei frutti di bosco, come ad esempio la riduzione del rischio di ipertensione come riportato nei nostri precedenti studi, è bene aggiungere regolarmente questi frutti alla dieta. ”
I flavonoidi sono presenti in molti alimenti e bevande a base vegetale.  In questo studio il principale effetto protettivo era dovuto ad un più alto consumo di antocianine, che sono presenti nelle bacche e in altri frutti e ortaggi tra cui melanzane, ribes e more.
I risultati dovranno ora essere confermati da altri studi epidemiologici di grandi dimensioni e da sperimentazioni cliniche.
Il dottor Kieran Breen, direttore di ricerca del Parkinson’s UK, ha dichiarato: “Questo studio solleva molte domande interessanti su come la dieta possa influenzare il nostro rischio di sviluppare il Parkinson e diamo il benvenuto ad ogni nuova ricerca che può contribuire alla corretta prevenzione.
“Anche se questi nuovi risultati sembrano interessanti ci sono ancora molte domande a cui rispondere ora che sappiamo veramente quanto la dieta possa essere importante per le persone con il Parkinson”.







E’ ufficiale, il cioccolato e legato alla salute del cuore

CioccolatoAlti livelli di consumo di cioccolato potrebbero essere associati con una riduzione di un terzo del rischio di sviluppare malattie cardiache, secondo uno studio pubblicato sulla bmj.com oggi.
I risultati confermano i risultati degli studi esistenti che generalmente sono d’accordo sull’affermare un potenziale legame benefico tra il consumo di cioccolato e la salute del cuore. Tuttavia, gli autori sottolineano che ulteriori studi sono ora necessari per verificare se il cioccolato contribuisce effettivamente a questa riduzione o se il fenomeno può essere spiegato da alcuni altri fattori non misurati.
I risultati sono stati presentati lunedì 29 agosto durante il congresso della European Society of Cardiology che si sta svolgendo a Parigi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2030, circa 23,6 milioni di persone moriranno per malattie cardiache. Tuttavia, lo stile di vita e la dieta sono fattori chiave nella prevenzione delle malattie cardiache, dice il giornale.
Una serie di studi recenti hanno dimostrato che mangiare cioccolato ha un’influenza positiva sulla salute umana grazie alla sue proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie. Questo include la riduzione della pressione sanguigna e la riduzione dello sviluppo della sensibilità all’insulina (una tappa nello sviluppo del diabete).
Tuttavia, l’evidenza sul motivo per cui mangiare cioccolato influenza la salute del cuore rimane ancora poco chiaro. Così, il dottor Oscar Franco e colleghi dell’Università di Cambridge hanno condotto una revisione su larga scala delle prove esistenti per valutare gli effetti del mangiare cioccolato sugli eventi cardiovascolari come infarto e ictus.
I ricercatori hanno analizzato i risultati di sette studi, coinvolgendo oltre 100.000 partecipanti con e senza malattie cardiaca in corso. Per ogni studio, i ricercatori hanno confrontato il gruppo con il più elevato consumo di cioccolato con quello con il minor consumo.
Cinque studi hanno riportato un collegamento positivo tra i più elevati consumi di cioccolato e la riduzione del rischio di eventi cardiovascolari e hanno scoperto che “più alti livelli di consumo di cioccolato sono stati associati con una riduzione del 37% di malattie cardiovascolari e una riduzione del 29% di ictus rispetto a più bassi consumi. ” Nessuna riduzione significativa è stata trovata in relazione allo scompenso cardiaco.
Gli studi non hanno differenziato tra tipi di cioccolato (al latte o fondente) e hanno incluso il consumo di barrette di cioccolato, bevande, biscotti e dolci.
Tuttavia, i ricercatori concludono che, dati i benefici per la salute di mangiare cioccolato, le iniziative per ridurre il grasso e il contenuto di zuccheri nei prodotti al cioccolato dovrebbero essere esplorate con più attenzione.
Se infatti da un lato il cioccolato porta benefici, spesso i prodotti a base di cioccolato contengono anche zuccheri e grassi che producono effetti a volte opposti per la salute umana.


Succhi di frutta al 100% conservano benefici della frutta fresca contro cancro e malattie cardiovascolari

Succhi di fruttaBere succhi al 100% di frutta  può avere benefici per la salute paragonabili a quelli della frutta fresca, secondo una ricerca presentata al convegno di Biologia Sperimentale a Washington, negli Stati Uniti.

Uno studio che raccoglie diverse ricerche svolte recentemente sui potenziali benefici dei succhi di frutta suggerisce l’esistenza di un’associazione positiva tra l’assunzione di succo al 100% di frutta e ridotti rischi di contrarre diverse malattie croniche, come il cancro, le malattie cardiocircolatorie o il declino cognitivo.
“Mentre è universalmente accettato che mangiare frutta e verdura è protettivo nei confronti di queste malattie, non c’è un chiaro consenso riguardo ai benefici di consumare il succo estratto da questi prodotti della terra,” ha detto l’autrice dell’articolo, Dianne Hyson, una ricercatrice. “Un’analisi delle evidenze scientifiche sull’argomento ha evidenziato che questi tipi di succo continuano a mantenere importanti componenti bioattive che possono promuovere la salute e aiutare la prevenzione delle malattie.”
Tra i vari tipi di succhi analizzati nella ricerca, il consumo di succo di mela, agrumi, mirtilli, uva, e melagrana hanno tutti mostrato effetti benefici.
Marcatori importanti per la salute sono stati influenzati dai vari tipi di succhi, come la riduzione di infezioni nel tratto urinario (mirtilli rossi palustri)  o la riduzione del declino cognitivo (uva e mela), il ridotto rischio di cancro alla prostata (melagrana), al tratto respiratorio (arancia, pompelmo). Inoltre, assunzione di succhi di frutta sono stati collegati ad un’aumentata attività antiossidante.
La ricerca è giunta a tali conclusioni esaminando circa 60 studi diversi che sono stati pubblicati a partire dal 2005.



Nuova conferma, verdura a foglia verde fa bene grazie all’ossido nitrico (NO)

Il nitrato degli spinaci fa bene al metabolismo
Il nitrato degli spinaci fa bene al metabolismo
Le malattie del sistema circolatorio e vascolare sono comuni nel mondo sviluppato, e possono portare ad attacchi cardiaci, ictus  e, peggio, la morte. Tuttavia, i trattamenti per queste patologie, come l’impianto di bypass e l’angioplastica, a loro volta inducono lesioni vascolari, e possono essere la causa di ulteriori limitazioni della circolazione sanguigna.
L’ossido nitrico (N-O, dove N indica un atomo di azoto e O uno di ossigeno) è una molecola importante che aiuta a mantenere la contrattilità e la salute delle cellule muscolari lisce vascolari, e diversi studi hanno collegato la patologia vascolare a una diminuzione del livello di NO nel sangue. Pertanto, le terapie che aumentano la disponibilità di NO potrebbero contribuire a proteggere la salute vascolare.
L’ossido nitrico è sintetizzato dall’arginina grazie ad un enzima chiamato ossido nitrico sintasi (NOS). In una nuova ricerca, Brian Zuckerbraun e colleghi dell’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, hanno stabilito che dopo il danno vascolare nei ratti, il percorso dell’enzima NOS si è interrotto, ma un percorso secondario che produceva NO dal nitrato si attivava. Inoltre, somministrare ai ratti nitrato prima di indurre un danno vascolare ha notevolmente limitato l’entità del danno, mentre una dieta a basso contenuto di nitrato lo ha esacerbato.
Poiché il nitrato è naturalmente contenuto in verdure a foglia verde, ecco che il consumo di grandi quantità di verdure potrebbe aiutare a ridurre problemi vascolari.
Nel commento che accompagna lo studio, John Cooke e Yohannes Ghebremariam della Stanford University di Stanford, California hanno puntualizzato che alti livelli di nitrati nella dieta potrebbero in parte spiegare i benefici vascolari di un’alimentazione ricca di verdure a foglia verde, ma avvertono che la supplementazione con alte dosi – ad esempio con l’uso di integratori alimentari – è fortemente sconsigliato in quanto può portare alla generazione di molecole cancerogene.




















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